DOTT. MARCO COLLA

Medicina Omeopatica Unicista 




Tratto da "Vuoi conoscere l'Omeopatia?"

L’individualizzazione del paziente

Una delle caratteristiche fondamentali e distintive dell’Omeopatia è la individualizzazione del paziente, e quindi del rimedio, che deve corrispondergli. La persona viene considerata nella sua totalità, tenendo presente “la Forza Vitale di tipo spirituale che vivifica ... il corpo e tiene tutte le parti di esso in andamento di vita mirabilmente armonico in sentimenti ed attività, così che il nostro spirito ragionevole che dentro vi abita si può servire liberamente di questo strumento sano, vitale, per lo scopo superiore della nostra esistenza.” (Organon § 9)
In Omeopatia l’attenzione si sposta così dalla malattia alla persona malata, che deve essere curata con un rimedio specifico personale e non attraverso un protocollo di intervento sulla malattia, ovvero attraverso una terapia standardizzata sulla patologia, come avviene invece per la Medicina ufficiale. L’originalità omeopatica è espressa anche dalla coscienza che la malattia non è separata dall’organismo e non deriva da una causa esterna, come Hahnemann stesso scrive nel 1810 nell’ “Organon dell’Arte di guarire”, opera cardine dell’Omeopatia.
La sua comparsa non dipende semplicemente da microbi o batteri o virus, ma questi, che ci possono essere avversi, riescono a provocare la malattia grazie ad una predisposizione specifica del malato.
Hahnemann ci insegna che quella medicina, che nella sua azione sull’uomo sano si è dimostrata capace di produrre, in modo simile, la maggior parte dei sintomi che si trovano nel malato da curare, se somministrata in dose opportunamente potentizzata e piccola, rimuove presto, radicalmente e stabilmente anche la totalità dei sintomi dello stato patologico, ossia tutta la malattia presente, e la trasforma in salute.
“Il più alto ideale della guarigione è il ristabilimento della salute rapido, dolce, durevole: ossia la rimozione e l’annientamento della malattia in tutta la sua estensione”. (Organon § 2)


L’individualizzazione del rimedio

Una delle caratteristiche fondamentali e distintive dell’Omeopatia è la individualizzazione del rimedio singolo (§ 18 Organon)
“La totalità dei sintomi rilevabili in ciascun caso di malattia e le loro modalità costituiscono l’unica indicazione per la scelta del rimedio” (§ 25 Organon)I sintomi emersi dalla somministrazione della sostanza al soggetto sano si chiamano sintomi patogenetici. Vengono raccolti tutti i sintomi significativi, ma consideriamo che la mole di sintomi è notevole: ci sono rimedi con centinaia, migliaia di sintomi e al momento disponiamo di migliaia di rimedi. Siccome è impossibile memorizzarli tutti, i sintomi vengono raccolti in un unico testo, chiamato Repertorio, con a fianco i rimedi che provocano quei sintomi nell’uomo sano.
Portiamo un esempio: la paura degli animali (fear, of animals). In questo caso viene riportato il sintomo patogenetico, cioè prodotto durante lo studio sui soggetti sani e a fianco tutti i rimedi che danno paura degli animali. Tra questi spetta al Medico Omeopata scegliere il più indicato per il paziente. Hahnemann cita un episodio relativo ad un giovane prete che era andato da lui per uno scolo uretrale, cioè una malattia venerea da infezione. Ma il prete aveva respinto le accuse, dichiarandosi illibato. Dopo un accurato interrogatorio, il malato aveva spiegato che durante una passeggiata in giardino aveva raccolto delle bacche di Thuja e le aveva distrattamente masticate, e in seguito era insorto lo scolo uretrale. Hahnemann gli prepara una soluzione molto diluita e dinamizzata di Thuja e, facendogliene bere poche gocce, nel giro di qualche giorno il prete guarisce perfettamente.

Il rimedio omeopatico appartiene ai regni minerale, vegetale o animale, e viene preparato seguendo una precisa tecnica di diluizioni e di dinamizzazioni o scuotimenti.
Con lo studio patogenetico del rimedio diluito e dinamizzato si valuta, come abbiamo visto, l’attività dei rimedi omeopatici su soggetti umani sani, ovvero si verifica quali sintomi la sostanza diluita e dinamizzata è in grado di scatenare nel soggetto sano.
Non è tanto importante la diagnosi della malattia, quanto l’individuazione del rimedio del paziente.
Prendiamo per esempio un caso di gastralgia (dolore allo stomaco). Dal punto di vista della medicina ufficiale occorre conoscere esattamente le condizioni della mucosa gastrica, ovvero se sia presente un’infiammazione o un’ulcera, la condizione del piloro e del cardias, la presenza di un’ernia jatale, la presenza o meno di un batterio denominato Helicobacter pylori.
Servono queste informazioni per poter impostare un trattamento eziologico, rivolto verso la causa anatomica, il più preciso possibile.
L’ottica omeopatica è sicuramente differente, perché considera il paziente, non il suo stomaco, partendo dagli antecedenti familiari, dal vissuto fisiologico e patologico dal paziente, e completa la conoscenza del soggetto con le nozioni che provengono dallo studio della sua costituzione per realizzare una diagnosi miasmatica.


Utilizzo di dosi infinitesimali secondo i principi di diluizione e di dinamizzazione

Nel corso delle diverse sperimentazioni Hahnemann assume in successione diverse sostanze o le fa assumere a suoi allievi e collaboratori, spingendosi anche ai veleni, e comincia a diluirle per ridurne la tossicità.
Diluendole, Hahnemann si accorge che l’effetto tossico “primario”, come lui stesso lo chiama, legato alla sostanza stessa, viene a decrescere mano a mano che la stessa viene diluita, ma nel contempo si evidenzia più vigorosamente una reazione dell’organismo a tale sostanza, che diversamente era nascosta dalla tossicità della sostanza.
Proprio questo effetto, da lui chiamato “secondario”, sta alla base dell’attività della Medicina omeopatica.
Comincia così lo studio delle sostanze diluite, cosa che avviene agitando accuratamente il flacone per permettere una presenza costante e uniforme del soluto nel solvente. Hahnemann, per essere certo della uniformità della soluzione, si preoccupa di imprimere degli energici scossoni, metodica che oggi si chiama dinamizzazione e che si rivela essere fondamentale perché si realizzi l’effetto terapeutico della sostanza.
Hahnemann prepara lui stesso i rimedi, in parte per provare e sperimentare la metodica di preparazione, in parte perché non si fida dell’accuratezza dei farmacisti di quel tempo.
Si accorge nel corso della sua attività come Omeopata, utilizzando i rimedi che lui stesso prepara, che l’attività terapeutica varia a seconda del numero di scossoni, ossia di dinamizzazioni, che imprime al contenitore durante la preparazione.
Nel corso della sua proficua attività clinica pubblica di volta in volta le sue scoperte, e nella quarta edizione dell’Organon, datata 1829, consiglia di imprimere dieci succussioni al contenitore.

Poi si accorge che i rimedi preparati in questo modo inducono aggravamenti troppo marcati, e nella quinta edizione del 1833 consiglia di utilizzare solo due succussioni.
Ma anche questa soluzione non lo soddisfa, perché diventa difficile conciliare attività terapeutica, ossia una sufficiente potenza del rimedio, con un modesto se non nullo aggravamento omeopatico, che disturba il paziente.
Per questo motivo dedica gli ultimi anni della sua vita al tentativo di risolvere questo problema. La mente feconda del Maestro mette a punto una metodica di preparazione dei rimedi, che dà origine alla diluizione cosiddetta cinquantamillesimale. Sono le diluizioni Q e le LM.
Le Q vengono preparate secondo la metodica originale a partire dalla sostanza grezza.
Le LM (dal latino L:50 e M:1000) invece vengono preparate a partire dalla tintura madre, come per le altre diluizioni.
Un giorno forse la Fisica arriverà a spiegare gli effetti dell’infinitamente piccolo.